HPV – Human Papilloma Virus

HPV – Human Papilloma Virus

L’infezione da Papilloma Virus Umano (Hpv, Human Papilloma Virus) è un’infezione molto diffusa. Si stima che la maggioranza dei maschi e delle  donne  sessualmente attive contragga l’infezione almeno una volta nella vita.

E’ quindi un evento comune che nella maggior parte dei casi si risolve spontaneamente nell’arco di 1 anno in circa la metà dei casi e nell’80% dei casi in due anni. Se il sistema immunitario non riesce a debellare rapidamente il virus, l’HPV può evolvere e manifestarsi attraverso lesioni benigne della cute e delle mucose, o può determinare l’insorgenza di forme pretumorali e tumorali della cervice.

Trasmissione

HPV si trasmette per via sessuale, tra uomini e donne e fra partner dello spesso sesso, anche in assenza di penetrazione.

La trasmissione può avvenire attraverso il contato pelle -pelle o pelle -mucosa genitale od orale, e questo spiega la non completa efficacia del preservativo nel prevenire tale infezione.

Il virus Hpv è implicato inoltre nella patogenesi di altri tumori in sede genitale (vulva 25%, 78%vagina, 88 %ano, 50% pene) ed extragenitale (cavità orale, faringe, laringe 26% ).

Quando l’infezione  non regredisce spontaneamente,  in genere nell’arco di 7-15 anni , si possono sviluppare  alterazioni dipendenti dal tipo di ceppo virale con cui si viene a contatto.

Finora sono stati identificati più di 120 tipi di Hpv, distinti e classificati in base al rischio di trasformazione neoplastica.

Dei 12 ceppi classificati ad alto rischio, due (HPV 16 ,18) si sono rivelati i principali responsabili dell’evoluzione tumorale dell’infezione , mentre tra i ceppi a basso rischio, che provocano tipicamente lesioni genitali a minor rischio di trasformazione maligna, i sierotipi 6 e 11 sono da soli responsabili di circa il 90% delle verruche genitali.

Sintomi

Per quanto riguarda i sierotipi a basso rischio, dopo le prime fasi, quasi sempre asintomatiche, l’infezione si manifesta tipicamente con la comparsa di condilomi in sede genitale sulla cervice uterina, vulva, vagina, perineo o ano, oppure extragenitale a livello di naso, bocca o laringe.

Spesso asintomatici , in alcuni casi   i condilomi possono provocare prurito, fastidio e dolore di lieve entità.

Per quanto riguarda i sierotipi ad alto rischio:  non vi sono lesioni identificabili ad occhio nudo ma apprezzabili in genere attraverso esami specifici. I sintomi del tumore della cervice uterina possono essere del tutto assenti, oppure così lievi e sfumati da passare completamente inosservati.

Andranno sempre indagati  sanguinamenti dopo un rapporto sessuale, perdite vaginali acquose o sanguinolente, talvolta di odore sgradevole, dolore alla regione pelvica,  sanguinamenti vaginali al di fuori del periodo mestruale o dopo la menopausa.

Diagnosi

Gli strumenti di diagnosi e di prevenzione ad oggi più utilizzati consistono nel Pap-Test.

Si stima che, se eseguito a intervalli regolari , il Pap-Test riduca il rischio di sviluppare tumore cervicale di circa il 70 per cento. Si tratta di un semplice test nel quale il canale vaginale viene divaricato con uno speculum per consentire il prelievo di alcune cellule dalla cervice con una spatola e uno spazzolino.

L’esame può essere condotto durante una normale visita ginecologica, dura pochi secondi e in genere comporta un fastidio minimo. Le cellule prelevate vengono poi analizzate al microscopio.

Pap-Test in fase liquida
Pap Test in fase liquida introdotto negli ultimi anni, si esegue con le stesse modalità di quello tradizionale.

A cambiare è solo l’attività di processazione: il materiale prelevato non viene più semplicemente strisciato sul vetrino, ma bensì introdotto in un flacone contenente una soluzione fissativa.

Questo liquido, poi, viene filtrato, eliminando il materiale non necessario all’esame. Ciò permette di ottenere campioni di analisi più rappresentativi, dove sono presenti solo le cellule da analizzare.

Ha quindi:

  • Maggior precisione rispetto al Pap Test tradizionale, la nuova metodica permette di individuare con maggior precisione la presenza di lesioni pretumorali
  • Riduzione del numero di campioni citologici inadeguati
  • Una migliore conservazione.

HPV test DNA HPV test DNA

Un’ulteriore possibilità di diagnosi è fornita dalla ricerca del Dna del Papillomavirus umano, esame in grado di riscontrare la presenza di Dna virale nella cervice uterina.

L’obiettivo e le modalità sono identiche a quelle del Pap-Test. Il test ricerca i ceppi ad alto rischio per individuare le donne a rischio con maggiore anticipo.

La positività non significa necessariamente che una donna svilupperà nel tempo un tumore, ma consente al ginecologo di effettuare tutti i controlli necessari per evidenziare la presenza di un’alterazione al collo dell’utero così da poter sottoporre la paziente ad ulteriori esami programmati nel tempo per rilevare in anticipo la formazione di qualsiasi anomalia.

La maggior parte delle infezioni da Hpv è transitoria, perché il virus viene eliminato dal sistema immunitario prima di sviluppare un effetto patogeno.

Il 60-90% delle infezioni da Hpv, incluse quelle da sierotipi ad alto rischio ma è importante monitorare con essi che questo non progredisca.

Alla donna con HPV test DNA positivo dovrà essere effettuato il pap test per analizzare se il virus ha determinato modificazioni cellulari e in tal caso sottoporla a colposcopia con eventuale biopsia.

HPV test può quindi essere fatto:

  • come primo esame di screening (metodo adottato in alcune regioni italiane)
  • a donne con pap test che dimostra alcune alterazioni cellulari quali ASCUS , che se positive alla presenza del virus dovranno essere sottoposte a colposcopia,
  • a donne Lsil al pap test
  • Per seguire nel tempo donne con HPV test o pap test positivo
  • Per seguire donne che hanno avuto un trattamento per lesione pretumorale del collo dell’utero.

Un HPV test negativo dà maggiori garanzie che la malattia non sia presente e che non lo sarà nel breve periodo di tempo ed aggiungere importanti informazioni diagnostiche ai pap-test dall’esito incerto, permettendo di distinguere le pazienti positive al virus da quelle negative, indirizzandole in caso di ulteriore positività alla colposcopia.

Duopap Cotesting

IL test HPV eseguiti in associazione al pap-test permettono di:

  • identificare un maggior numero di infezioni da papillomavirus rispetto a quelle rilevate con il solo pap-test, che in alcune circostanze può lasciarsi sfuggire fino ad un soggetto a rischio su dieci (risultato falsamente negativo)
  • quantificare meglio il rischio di sviluppare un carcinoma della cervice uterina, grazie alla possibilità di identificare i sierotipi ad alto rischio oncogeno
  • rafforzare, in caso di negatività, il valore diagnostico di un pap-test negativo, classificando la paziente come a basso rischio con possibile diradamento temporale delle successive indagini di controllo.

Come si cura il Papilloma Virus

Al momento non esistono terapie farmacologiche per eradicare il virus dall’organismo.  I trattamenti attualmente disponibili agiscono favorendo la riepitelizzazione  e riequilibrando l’ecosistema vaginale migliorando il sistema immunitario. Infatti riequilibrare e normalizzare il microbiota vaginale garantendo una adeguata presenza di lattobacilli può aiutare a generare un’ambiente vaginale più resistente all’HPV e più favorente la sua eliminazione.

Le donne con una scarsa presenza di LATTOBACILLI o con predominanza di LACTOBACILLUS INERS hanno una probabilità da 3 a 5 volte maggiori di acquisire il virus dell’HPV e da 2 a 3 volte maggiori di HPV ad alto rischio. Mentre le donne a predominanza LACTOBACILLUS CRISPATUS risultano più protette dall’infezione e dalla persistenza di HPV.

Oggi sappiamo quindi che, non è solo la presenza del virus a condizionare l’eventuale transizione verso una neoplasia del canale cervicale ma è anche la composizione del microbiota vaginale che potrebbe diventare un marcatore prognostico o un ulteriore indicatore di rischio.

OSSIGENO OZONO TERAPIA è utilizzabile nelle infezioni dell’apparato genitale femminile perché l’ozono ha un potente effetto battericida, fungicida e antivirale; le mucose dell’apparato genitale femminile sono umide e ricche di acqua quindi molto ricettive all’ozono. L’ozono è un potentissimo disinfettante.

Migliorare il sistema immunitario attraverso immunoterapia e l’impiego della micoterapia (coriolus VERSICOLOR lenticulus)

 Trattamenti chirurgici locali per lesioni pretumorali per la rimozione delle escrescenze quali  la elettrodiatermocoagulazione.

Una recente tecnica E.A.S.T . (Electrical.Arc.Sublimation.Therapy).
Si tratta di un trattamento ambulatoriale con un microradiobisturi a sublimazione dermica con arco voltaico, che permette di scindere in maniera microtraumatica anche le microcondilomatosi diffuse con minimo approccio invasivo e minor danno cutaneo e mucoso.

L’asportazione chirurgica  LEEP che è utilizzata anche per le cellule precancerose localizzate nel collo uterino, pratica che garantisce ottimi risultati senza inficiare le funzioni riproduttive della donna. Se invece la condizione è quella di tumore già sviluppato, i trattamenti previsti sono diversi e variano in base alla gravità della situazione, dall’asportazione (parziale o totale) dell’utero, alla chemio e radioterapia.

Fattori di rischio

L’infezione da Hpv si contrae per via diretta e principalmente sessuale. Va specificato che la trasmissione può avvenire anche attraverso contatti genitali che non prevedono penetrazione, pertanto l’uso del profilattico non rimuove il rischio di infezione. I fattori di rischio considerati più rilevanti sono la giovane età, il numero di partner sessuali e la frequenza dei rapporti.

il fumo  è un importante colatore di rischio per le lezioni pretumorali e tumorali del collo dell’utero.

Prevenzione

La prevenzione primaria avviene mediante vaccinazione e costituisce oggi la via più efficace e sicura per combattere il rischio di infezione da HPV. vaccini disponibili sono tre: bivalente, quadrivalente e, dal 2017, 9-valente. Tutti sono indicati contro i ceppi 16 e 18 responsabili della formazione di lesioni neoplastiche nella cervice uterina. 

Oltre a garantire questa protezione,il vaccino  quadrivalente e il 9-valente prevengono la formazione dei condilomi genitali, maschili e femminili, causata dai rispettivi ceppi virali (HPV 6 e 11). Dal 2017 è disponibile il vaccino 9-valente, che amplia ulteriormente la protezione contro le classi virali oncogene. 

Il Piano Nazionale di Prevenzione vaccinale 2017-19 ha inserito la vaccinazione anti-HPV nel calendario vaccinale per tutti gli adolescenti (di sesso femminile e maschile) a partire dal dodicesimo anno di età. Infatti visto che la trasmissione dell’infezione da HPV avviene per contatti principalmente sessuali, la vaccinazione della popolazione maschile dovrebbe aumentare la protezione di maschi e femmine anche per una ridotta circolazione dei virus.

Tumori cavo orale da HPV 

Grandi aspettative si hanno anche per la prevenzione dei tumori del cavo orale Hpv-correlati, spesso causati dall’Hpv di tipo 16. .IL periodo di latenza tra contatto e sviluppo di tumore pare sia tra i 10 e 30 anni Nessuno screening è tuttora previsto per questi tumori che stanno aumentando di incidenza soprattutto nei maschi  e i vaccini saranno una grande opportunità di prevenzione. La condizione ideale è vaccinare pazienti che ancora non abbiano iniziato l’attività sessuale: la protezione offerta si abbassa notevolmente se il soggetto è già venuto a contatto con uno dei ceppi contro cui il vaccino è diretto,

Tuttavia esistono dati clinici considerevoli riguardo alla riduzione della frequenza di recidive in pazienti gia’ interessate da lesioni virali che eseguono solo secondariamente la vaccinazione, proprio per l’importante risposta anticorpale che il vaccino stesso determina.

 iI risultati degli studi clinici riportano una considerevole efficacia preventiva del vaccino enavalente  di circa del 98%. Completano il profilo vaccinale oltre all’efficacia, un alto livello di sicurezza e tollerabilità, tali da indicarlo a tutte le donne.

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